[Le discipline dello Yoga] attraverso particolari forme di concentrazione mentale, si propongono di ricondurre il pensiero alla sua primordiale sfera creativa, là dove è sorgente di realtà e non riflessione su cose esistenti. (dall'Introduzione, p. 3; 2007)
[...] l'ātman è, invece, la costante immutabile identità dell'Assoluto con se stesso in tutti i gradi della sua manifestazione (prapañca): è la onnipresente ipseità che giace al di là dell'apparire delle forme e che è, perciò, il vero Io, non quel fascio di sensazioni, istinti, volizioni e ricordi, nati da natura, nel quale l'uomo comune si identifica. (dall'Introduzione, pp. 5-6; 2007)
Upaniṣad vuol dire, letteralmente, «sessioni» (sad) «presso» (upani) il maestro, quindi dottrina segreta. (dall'Introduzione, p. 9; 2007)
[Nelle Upaniṣad] Il Tutto essendo Uno, e le parti del Tutto essendo un suo riflesso illusoriamente apparente come molteplice, l'uomo, che è lo stesso Spirito individuatosi, ritorna a essere demiurgo, motore di tutte le cose, allorché si identifica con il suo principio, l'ātman. (dall'Introduzione, p. 9; 2007)
Le Upaniṣad lo identificano con l'ātman, Sé e Io assoluto, sintesi di totale essere e di totale conoscere, quindi atto eterno, che veglia nel cuore di ogni creatura umana, in quello stato incondizionato (turīya=«il Quarto») che giace al di là della condizione di sonno profondo (suṣupti). (dall'Introduzione, p. 11; 2007)
[Nelle Upaniṣad medie] Si ha quindi una prefigurazione molto esplicita della funzione del mondo delle parvenze, quale potenza (śakti) del Dio, come verrà sviluppata, molti secoli più tardi...
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